martedì 11 marzo 2025

Evoluzione storica del paesaggio ionico-etneo: un viaggio tra natura, storia e cultura



 Approfondire la conoscenza scientifica del paesaggio ionico-etneo, di straordinaria bellezza e importanza naturalistica, scenario di vita millenaria. Con questo fine la sede comprensoriale dell’Archeoclub area ionico etnea, nel 2019, a Giarre e Riposto, ha organizzato il convegno di studi “Evoluzione storica del paesaggio ionico etneo, dall’antichità ai nostri giorni”, con un approccio multidisciplinare che ha messo in dialogo esperti di diversa formazione, impegnati a ricercare nel paesaggio ionico-etneo gli effetti dell’azione combinata di fattori antropici e naturali.

Gli atti di questo convegno sono ora raccolti nel volume “Evoluzione storica del paesaggio ionico etneo dall’antichità ai nostri giorni”, pubblicato da Algra Editore. I curatori sono la prof.ssa Maria Rosaria Grasso, docente di lettere, e presidente della sede comprensoriale Archeoclub, il dott. Francesco Privitera, già dirigente archeologo presso l’Assessorato regionale per i beni culturali e ambientali, e la prof.ssa Ines Torrisi, docente di letterature straniere, punto di riferimento dell’Archeoclub area ionico etnea.

Il libro raccoglie brevi saggi che spaziano dalla geologia alla botanica, dall’archeologia preistorica alla storia moderna, all’urbanistica e all'agraria per cercare di cogliere storicamente come si è formato il paesaggio del versante orientale dell’Etna, complesso, vario e segnato dalla presenza umana. Gli autori dei saggi, nonostante la diversa formazione, hanno perseguito obiettivi comuni: preservare e far conoscere il paesaggio ionico-etneo; rafforzare nella collettività il senso di identità e di appartenenza territoriale; educare la collettività alla conoscenza e al rispetto, alla valorizzazione e alla corretta fruizione di un territorio connotato da immenso valore storico e artistico, oltreché naturale. Maria Gabriella Leonardi

Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 10 marzo 2025

lunedì 17 febbraio 2025

Presentato a Giarre il Libro di Don Roberto Strano: 'E' Solo una Fotografia? Il Deserto come Metafora della Vita Cristiana

 

Nella Chiesa San Camillo di Giarre è stato presentato il libro "E' solo una fotografia? il deserto come metafora del senso cristiano della vita", scritto da don Roberto Strano,  Direttore Ufficio Liturgico diocesi di Acireale. Il libro ha la prefazione di don Vittorio Rocca. L’autore è stato accolto dal parroco don Alfio Sauta che ha espresso apprezzamento per la nuova opportunità di riflessione offerta da don Roberto con cui è legato da un’amicizia personale. Il testo, come ha spiegato l’autore, è frutto di un momento di revisione della propria esistenza al compimento dei 60 anni. “Attraverso l’immagine del deserto - ha detto - ho voluto ripercorrere l'itinerario, non personale, e rileggere la mia storia insieme agli altri. Il deserto è metafora della vita cristiana perchè è il luogo dell’ascolto, dell’incontro, del cammino della solitudine, del percorso accidentato, della vita”. 

Ha dialogato con l'autore la presidente dell'associazione Cento campanili, Maria Rosa Licciardello: “Secondo me questo testo può essere un utilissimo strumento per rivedere la propria vita - ha detto - . Ci sono tante riflessioni che possono aiutare a meditare, incoraggiano, con parole semplici vengono toccati aspetti profondi. Ogni foto del libro è corredata da una meditazione su un aspetto della vita. E’ da leggere o tutto d’un fiato o, meglio ancora, meditando passo per passo, immergendosi in ogni foto”.

Maria Gabriella Leonardi

mercoledì 5 febbraio 2025

Un libro sulle patate di Giarre

 

Non solo un prodotto agricolo, ma un patrimonio culturale, un pezzo della storia di una città. E’ la patata di Giarre su cui è incentrato l’ultimo volume di Mario Cateno Cavallaro, studio di storia locale, autore di 11 libri sulla storia dell’area jonico-etnea. Nel volume “Le patate di Giarre - Cenni storico-evolutivi sulla produzione e il commercio nell’hinterland di Giarre-Riposto”, edito da Youcanprint, l’autore illustra il contesto storico in cui si è affermata questa coltura, il suo mercato e la sua commercializzazione in cui spicca l'attività della famiglia Impellizzeri. “La storia delle patate di Giarre - spiega l’autore - è molto più di un semplice racconto

di agricoltura; è un esempio di come un prodotto possa riflettere le dinamiche storiche, sociali ed economiche di un territorio. Oggi, mentre il mercato delle patate ha subito cambiamenti significativi, si avverte un forte desiderio di preservare l'eredità di un tempo in cui la coltivazione di questo tubero era una parte integrante della vita quotidiana e dell'economia locale”.


Nella presentazione del volume, il prof. Giovanni Mauromicale già ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee Università degli Studi di Catania auspica che questa monografia, insieme alla produzione scientifica pubblicata dai ricercatori dell’Università di Catania e del Cnr, rappresentino una solida base per giungere a un marchio di qualità.

Oggi a tenere ancora viva la coltivazione della patata di Giarre vi è anche il plesso Mazzei dell’Istituto d’istruzione superiore Leonardo, la cui dirigente, Tiziana D’Anna, nella prefazione, sottolinea: “La patata di Giarre, da semplice alimento, è assurto a simbolo della nostra terra, una testimonianza preziosa della tradizione agricola di un territorio che affonda le sue radici nel cuore della Sicilia”.

Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 5 febbraio 2025

martedì 10 dicembre 2024

Giarre, un libro per riscoprire (anche) la storia di San Leonardello

 


La presentazione, dentro la chiesa di San Leonardello, del volume del prof. Antonio Alibrandi “Mascali e il suo territorio” è stata l’occasione per la frazione giarrese per riscoprire la propria storia. Il parroco, don Alberto Nicita, ha sottolineato l’importanza di ritrovare un senso di appartenenza in una frazione che oggi vive la dimensione di periferia. Anche il sindaco Leo Cantarella ha insistito sulla riscoperta delle radici. L’incontro, promosso dalla Società giarrese di storia patria, è stato introdotto dal preside Carmelo Torrisi, presidente emerito del sodalizio, il quale ha ricordato la preziosità del crocifisso ligneo di origine spagnola del XVII secolo, esposto in chiesa, e che raffigura l’ultimo respiro esalato da Gesù crocifisso. Anche la chiesa antica della frazione, risalente al 1782, purtroppo chiusa dal 1998 e mai riaperta, è una delle chiese più antiche di Giarre, carica di storia, esempio di chiesa rurale.

Il corposo volume del prof. Alibranti è incentrato su Mascali e il territorio circostante a partire dal VI secolo, quando per la prima volta compare il toponimo Mascali, sino al 1759, periodo in cui ha fine il regno Carlo III: in quegli anni Giarre supera Mascali per abitanti, ricchezza e crescita culturale. Molti autori storici locali avevano scritto sulla contea di Mascali in precedenza. Alibrandi ha messo ordine quanto era disordinato nelle pubblicazioni esistenti. Aggiunti, inoltre, sia documenti che conoscenze nuove, anche consultando autori mai sentiti e materiale di archivio prima mai consultato e interpretato. Il testo, inoltre, è ordinato cronologicamente. 
Maria Gabriella Leonardi 

lunedì 9 dicembre 2024

“San Vito martire – Un viaggio tra storia, leggenda e tradizione"

 


Chiaramonte Gulfi, Mazara del Vallo, Partanna, San Vito Lo Capo, Campobello di Mazara, Macchia di Giarre sono alcune delle località siciliane che onorano San Vito come patrono. A questo santo è dedicato il volume “San Vito martire – Un viaggio tra storia, leggenda e tradizione” di Gianvito De Salvo, pubblicato dalla Carhago Edizioni. 

Nel volume De Salvo esplora la figura di San Vito, giovane martire cristiano, e, attraverso una ricerca storica e un'analisi delle tradizioni che circondano la vita di questo santo, l’autore invita a riscoprire i valori fondamentali che possono illuminare il cammino spirituale. “San Vito Martire - spiega De Salvo - è il santo protettore di Macchia di Giarre, mio paese natio e da qui, come un “suo fan”, ho avuto quel desiderio di arricchire la mia sete di conoscenza su di lui. Crescendo, ho sentito raccontare molte storie su di lui, e la sua devozione mi ha sempre colpito profondamente. Tuttavia, sono stati diversi viaggi a Mazara del Vallo, dove ho visitato la chiesa dedicata a San Vito, che ha davvero acceso in me il desiderio di approfondire la sua storia”

La vita di San Vito è avvolta nel mistero in un intreccio tra realtà storica e tradizione agiografica. L’autore per ricostruirla si è basato su diverse fonti, tra cui gli Acta Sanctorum (raccolta di vite dei santi compilata dai Bollandisti), la Passio Sancti Viti (antica opera agiografica che narra il martirio di San Vito), raccolte di vite dei santi che circolavano nel Medioevo e fonti liturgiche: preghiere, inni e liturgie dedicate a San Vito.

La sua storia e i suoi miracoli - racconta l’autore - hanno ispirato usanze e rituali. San Vito è il patrono di molte città e paesi in Europa, in particolare in Italia e in Germania. Una delle usanze più affascinanti è la processione di San Vito, durante la quale la statua del santo viene portata per le vie della città o del paese, spesso accompagnata da canti, preghiere e musiche tradizionali. In alcune comunità, il “ballo di San Vito” è diventato una danza rituale eseguita durante le celebrazioni in onore del santo. Questa danza, che in origine era un sintomo di malattia neurologica, è stata trasformata in un atto di devozione e ringraziamento”. Attraverso la storia e le usanze legate a San Vito l’autore vuole evidenziare l’importanza di mantenere vive le tradizioni culturali e religiose che arricchiscono l’identità di un territorio.

Maria Gabriella Leonardi

domenica 6 ottobre 2024

Suora di Clausura di Biancavilla pubblica epistolario con detenuti

 


“Dalle tenebre alla luce”, sottotitolo “Il coraggio di un sogno”, Editrice Velar, è l’ultimo libro di suor Cristiana Scandura, clarissa del monastero di Santa Chiara di Biancavilla. Il libro pubblica alcune delle lettere che suor Cristiana ha ricevuto da detenuti di tutta Italia, alternate con riflessioni della religiosa. La presentazione del volume è dell’arcivescovo Luigi Renna, mentre la postfazione è del Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Palermo, Nicola Mazzamuto. “In questo libro - scrive mons. Renna -a narrare non è un cappellano delle carceri o un volontario, ma una monaca di clausura, suor Cristiana, che ha scoperto e coltivato il carisma dell’ascolto dei carcerati ed ha instaurato un dialogo nutrito di preghiera e fatto di sentimenti di riconoscimento della dignità dell’altro, di ascolto, di vicinanza. Si può essere vicini ad un carcerato non solo fisicamente, ma soprattutto quando si crede nell’umanità del detenuto”. Secondo l’arcivescovo, il libro è un invito a riconsiderare l’opera del visitare i carcerati, superando i cancelli fisici e dei pregiudizi. “Chi fa questo -scrive - non fa solo un’opera di carità, ma comincia a pensare alla società e alla giustizia in maniera diversa”. 


Nicola Mazzamuto, si dice convinto che il libro “Specie in occasione del prossimo evento giubilare, meriti la massima diffusione tra i detenuti, gli operatori penitenziari e tra tutti coloro che hanno a cuore le sorti del nostro sistema penitenziario, realizzando una abbondante seminagione di fede, speranza e carità e contribuendo ad autentiche revisioni di vita”.

Fanno riflettere le lettere dei detenuti. “Lo confesso che sono arrabbiato con me stesso per l’errore da me fatto, ma cerco con tutte le mie forze di affidarmi alla misericordia di Dio, chiedendo costantemente a Gesù la grazia di far vivere serenamente i miei cari”, scrive G.A. “Suor Cristiana - scrive S.R. - non temo la giustizia terrena, ma la giustizia divina. In questa terra posso solo apparire, nell’altra voglio solo essere, con tutto l’amore che Dio ha messo nel mio cuore”. “Lo scorso anno - scrive un ergastolano - ho partecipato ad un progetto denominato Sicomoro, “Giustizia riparativa”, incontro tra vittime e carnefici. Credimi, mi ha messo in ginocchio toccare con mano tanta sofferenza, fisica e morale, vissuta da alcune delle donne presenti, conseguenza delle scelte sbagliate dei loro cari”.

Maria Gabriella Leonardi

Pubblicato sul quotidiano La Sicilia - pagine culturali


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venerdì 6 ottobre 2023

Giarre, Totò Cascio, l'ex bimbo di Nuovo cinema paradiso, presenta il suo libro e la sua esperienza di vita al Teatro Rex

 


"Ora che ho perso la vista, ci vedo di più", disse il proiezionista Alfredo al piccolo Totò, in una memorabile scena di Nuovo cinema paradiso. Frase di un film che ha anticipato qualcosa che è poi accaduto nella vita vera all'interprete del piccolo Totò, l'attore Salvatore Cascio. Per anni la malattia agli occhi, la retinite pigmentosa, fu vissuta in tutta la sua drammaticità da Totò Cascio, chiusosi in sè stesso. Dopo un lungo percorso personale, Totò Cascio ha ripreso in mano la sua vita, raccontando la sua vicenda in un libro, intitolato ‘La gloria e la prova", presentato ieri al Cine teatro Rex, nel corso di una serata nata dalla sinergia tra Andrea Giuseppe Cerra, la nuova direzione del Rex, la libreria Mondadori di Giarre, in collaborazione con le associazioni ArchiDrama, Società giarrese di storia patria e cultura, Archeoclub d’Italia sezione ionico-etnea, L’Agorà, Fidapa di Giarre-Riposto, UniTre Giarre e col patrocinio del Comune. 

L'incontro è stato introdotto dal giornalista
Giovanni Finocchiaro, un innamorato di Nuovo cinema paradiso, recatosi a Palazzo Adriano per incontrare Totò, riuscendo a conoscerlo e diventarne amico.
Salvatore Cascio ha raccontato la sua esperienza e il suo riconciliarsi con la vita e la malattia. Il racconto è stato guidato dalle domande di Andrea Giuseppe Cerra che ha espresso compiacimento per il fatto che a Giarre sono operativi tre cinema e una libreria. Il direttore del Rex, Alfio Zappalà, ha letto, invece, alcuni brani del libro."Dio mi ha dato la gloria, poi mi ha dato la prova. E' nella prova che l'uomo si misura davvero ed è della prova che ti voglio parlare", scrive Cascio nel suo libro. Al pubblico Totò ha detto: "Sto girando tantissimo, non immaginavo tutto questo interesse verso il libro: può essere un incoraggiamento, lo dico con umiltà. Chiedere aiuto non è vergogna. L'uomo quando impara a chiedere coraggio diventa saggio. Non ho una ricetta, non si cambia dall'oggi al domani. L'esempio può dare nuova vita e la vita deve essere affrontata e vissuta".
Dal pubblico sono intervenute varie persone, provate pure dalla malattia ma da cui non si sono fatte sopraffare e hanno condiviso con gli altri delle belle testimonianze di vita. 
Totò Cascio ha risposto spesso con ironia, con quella stessa spontaneità e freschezza che tutti ricordiamo nel film. L'assessore Spitaleri ha consegnato una targa a Totò Cascio. Il film, nella versione integrale, senza i tagli che furono imposti a Tornatore, è stato proiettato a conclusione della serata.
Maria Gabriella Leonardi 


domenica 20 agosto 2023

Parroco di Torre scrive libro per accrescere il dialogo interreligioso, tradotto in arabo da candidato al Nobel, con prefazione di un cardinale

 

Il dialogo interreligioso può camminare anche attraverso i versi delle poesie. Lo dimostra libro di liriche "Gusto la tua luce", scritto dal parroco della comunità parrocchiale Maria Santissima del Rosario di Torre Archirafi, don Lucio Cannavò, già direttore dell'ufficio diocesano per le migrazioni. Il testo può vantare la traduzione in arabo a cura del candidato al premio Nobel per la letteratura, Hafez Haidar, arabista, scrittore e traduttore libanese naturalizzato italiano. Ma non solo: il libro vanta anche la prefazione scritta da sua Beatitudine monsignor Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme e creato da recente Cardinale da Papa Francesco.

L’intento del testo scritto da don Lucio è quello di lanciare un messaggio di pace, creare un'occasione di riflessione e un invito ad amare il Dio della concordia. “Troviamo nel testo - spiega l’autore - la traduzione in arabo, che è come un ponte, una occasione di dialogo con altre culture con cui facciamo esperienza ogni giorno. Non esiste un’umanità se esiste divisione tra i popoli”.
Il libro è già stato presentato a Torre Archirafi e si punta in futuro a presentarlo in altre località siciliane ove è particolarmente nutrita la presenza araba.“La poesia - aggiunge don Lucio - unisce e non divide i popoli. La traduzione in arabo delle opere permette a tutti di cantare le lodi e la bellezza dell’unico Dio che parla il linguaggio universale dell’amore". I proventi della vendita del libro saranno devoluti in beneficienza.
Mgl

giovedì 2 febbraio 2023

A Giarre la presentazione del libro del prof.Andò

 


L'azione dello Stato durante la pandemia spiegata da Salvo Andò. La raccolta degli articoli pubblicati sul nostro quotidiano durante la pandemia, a firma del dell'ex Ministro della Difesa, prof. Salvo Andò, è stata presentata ieri nel municipio di Giarre. Il libro, dal titolo "La paura e le regole. Potere e popolo di fronte alla pandemia", ha avuto la curatela di Vincenzo Zocco, dottorando di ricerca in Scienze della formazione. "Il prof. Andò -  spiega il direttore Antonello Piraneo - con la sua rubrica ci ha aiutato a tenere alta l'attenzione sui limiti dei poteri dello Stato, sulle decisioni impopolari che venivano adottate in una fase che non eravamo attrezzati ad affrontare". "Ho raccolto il profilo che mi è parso più interessante - dice l'autore - : capire com'è  cambiata la vita delle persone con il covid. È la cronaca di un'emergenza per come l'ho seguita tramite il giornale. Un insegnamento da trarre è che la storia non ha mai avuto allievi, si è continuato a ripetere gli stessi errori: fare dell'emergenza uno strumento di lotta politica, il potere d'eccezione come abuso. Abbiamo sempre la tendenza a ritenere l'emergenza un'opportunità per ottenere dei vantaggi. Stavolta per alcune situazioni è stato così: l'Europa è diventata solidarista, gli italiani si sono fidati di più dello Stato, il servizio sanitario ha dato prova di grande sacrificio. Insieme a questo abbiamo avuto i problemi che  lo stare chiusi comporta: c'è un aumento della criminalità giovanile impressionante, prodotta dalla condizione di reclusi in casa, dal non avere un corso di studi regolare, dal fatto che la crisi economica colpisce i giovani. La pandemia ci ha  insegnato che i rischi a carattere globale bisogna affrontarli in modo globale. L'illusione del sovranismo è uscita sconfitta". "All'inizio si pensava in maniera ottusa che il riparo del confine nazionale potesse essere un modo per ovviare a questa pandemia", aggiunge il prof. Roberto Tufano dell'Università di Catania, autore della presentazione. "Poi - continua - c'è stata la presa di coscienza; frattanto il prezzo sono stati milioni di vite umane".



Per la prima volta Salvo Andò ha presentato un suo libro nel municipio di Giarre. "È questo un ritorno di Salvo al palazzo di città - dice il sindaco Leo Cantarella -. È un libro che ci farà riflettere su come ci siamo comportati, come dovevamo fare regole o attenerci alle regole durante il covid. È un libro che nasce dal profondo di una persona che ha fatto delle regole un motivo di vita e di insegnamento".

Maria Gabriella Leonardi

Pubblicato sul quotidiano La Sicilia l'1 febbraio 2023

domenica 18 settembre 2022

Giarre, i racconti degli ospiti della casa circondariale/Icatt in un libro

Tirare fuori le emozioni dei ragazzi ospiti della Casa circondariale/ICatt di Giarre nella convinzione che lavorare sulle emozioni possa aiutarli a conoscersi di più e ad attuare degli stili comportamentali migliori. Con questo spirito due volontarie Roberta Cuscona, psicologa, e Rossana Strano, assistente sociale istruttore direttivo presso il Comune di Giarre, hanno condotto dei lavori di gruppo dentro la struttura detentiva. Il frutto del loro lavoro è raccolto in un libro dal titolo “Ricomincio da me - Storie di vita dei ristretti della Casa circondariale/ICatt di Giarre”, Algra Editore, presentato nel salone degli specchi alla presenza del sindaco Leo Cantarella, delle assessore Antonella Santonoceto e Giusi Savoca, della direttrice della casa circondariale/Icatt Milena Mormina e dinanzi a un pubblico di professionisti del settore. Presenti anche tre ragazzi che hanno partecipato ai lavori di gruppo. Un lavoro quello compiuto da Cuscona e Strano definito affascinante da Raffaela Giordani, esperta in programmazione e gestione delle politiche dei servizi sociali. “Le volontarie hanno scoperto delle fragilità ma anche dei punti di forza che ciascuno di noi ha - ha detto la direttrice Mormina - La nostra mission è fare in modo che la permanenza dentro l’istituto sia una parentesi. Ciascun racconto del libro suscita tante emozioni”. La direttrice ha evidenziato che erano anche tre “ex ospiti”, a testimonianza di un sentimento positivo dell'esperienza vissuta che è rimasta in loro. L’Icatt di Giarre si distingue per la capacità di rieducazione: e a dirlo è in un messaggio il dott, Meli, magistrato di sorveglianza che ha approvato la presenza dei ragazzi all’incontro. La psicologa dell’Icatt Irene Fiori ha sottolineato quanto il lavoro di gruppo sia una grande risorsa per aiutare i detenuti a mettersi in discussione. “Volevamo provare a dare voce alla sofferenza di questi ragazzi che spesso camminano nel vuoto e per questo si perdono - ha detto Roberta Cuscona - Non sapevamo se avrebbero collaborato. Invece, hanno lavorato in modo attivo e hanno deciso di scrivere le loro emozioni”. “Tutto è successo durante la pandemia, non hanno più potuto vedere i familiari e solo noi eravamo loro punto di riferimento”. ha aggiunto Rossana Strano. Il 29 settembre sarà siglato un protocollo tra il Comune, l’Icatt e l’Ufficio distrettuale esecuzione penale esterna per creare uno sportello di inclusione per soggetti sottoposti a esecuzione penale, al fine di promuoverne l’inclusione sociale.

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Maria Gabriella Leonardi

 

sabato 27 novembre 2021

Giarre, due studenti scrittori, i loro libri presentati al salone del libro di Torino

 

Due studenti giarresi scrittori, Andrea Mille e Marianna Romeo, sono stati i protagonisti dell’incontro promosso dalla Società giarrese di Storia patria e cultura “La scuola a Giarre: la scrittura come creatività” tenutosi nel Liceo Leonardo. Andrea Mille, dell’Iti Enrico Fermi, ha scritto il fantasy “Epic Wars. La Caduta Di Caos” mentre Marianna Romeo, del Leonardo è autrice di “Posso andare in bagno?”. Entrambi i libri, per una coincidenza, sono stati presentati alla recente edizione del salone del libro di Torino. «Crediamo nei giovani colti che hanno voglia di andare avanti e che sono anche l’espressione del lavoro che viene fatto nella scuola giarrese», spiega il vice presidente della Società giarrese di storia patria e cultura, Carmelo Torrisi. Il presidente dell’associazione, Nicolò Mineo, ha nominato i due studenti soci junior del sodalizio culturale. «Speriamo – aggiunge Torrisi – che sia il primo nucleo di giovani a cui passare il testimone». Il profilo di Andrea Mille è stato tracciato da tre sue docenti: Patrizia Selgi e Maria Rita Sorrentino del III istituto comprensivo, guidato da Rossana Maletta, e Annamaria Zappulla del Fermi. Mentre la docente del Leonardo, Gabriella Gullotta ha presentato Marianna Romeo, intervistata dalla direttrice della biblioteca comunale Teresa Sciacca. Apprezzamenti sono stati espressi dal sindaco Leo Cantarella. «Nell’intento di valorizzare il grande lavoro che la scuola giarrese svolge ho accolto la proposta di un incontro condiviso dedicato ai due studenti», dice la dirigente del Leonardo, Tiziana D’Anna. «Questa esperienza testimonia il livello dei ragazzi che scelgono queste scuole» aggiunge il dirigente del Fermi, Gaetano Ginardi. Il presidente Mineo ha augurato ai ragazzi di proseguire il percorso, da ricominciare dopo una pausa di riflessione.

Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 27 novembre 2021

sabato 20 novembre 2021

Posso andare in bagno?" il romanzo di una studentessa del Liceo Leonardo di Giarre

 

Tra i banchi del Liceo Leonardo di Giarre è nata l’ispirazione per il romanzo della studentessa Marianna Romeo dal titolo “Posso andare in bagno?” sottotitolo “Storia di una sedicenne a tre quarti in un anno a metà”, pubblicato dalla Noctua Book. Il romanzo è scritto in forma di diario ed è ambientato nell'anno della pandemia. L'attualità si mescola alle vicende adolescenziali e personali di Serena, 16enne presa tra scuola e amicizie, professori e primi amori, lezioni di matematica e disturbi alimentari, genitori e dad, primi approcci consapevoli alla vita e alla morte di persone care.


«Tra 10, 20, 30 anni – spiega Marianna - ci sono istanti che non voglio dimenticare. La malattia e gli insegnamenti dei miei nonni, i proverbi e i loro modi di dire; le vite dei miei compagni, e le esperienze che stiamo vivendo insieme; i professori. I professori. Giuro, ho incontrato insegnanti che, dopo ore di sfuriate e cattivi voti, escono dall'aula col dispiacere negli occhi, dicendo che, nonostante tutto, ci vogliono bene».  

«Per me – commenta Tiziana D’Anna, dirigente del Leonardo - è stato sorprendente scoprire che Marianna, per quanto immersa nella tempesta dell’adolescenza e poi travolta come tutti dall’era covid, sia riuscita a scrivere un libro in cui oltre a raccontare le quotidiane avventure di un adolescente, tra scuola, amici, amori e tragedie familiari, racconta anche della vita ai tempi del covid, almeno nell’ultima parte della storia. Insomma, questa ragazza ha mantenuto una straordinaria lucidità, pur avendo 16 anni. E pur avendo 16 anni, o poco più, quando scrive mette in prosa una certa stoffa di pensieri e riscrive inconsapevolmente La sera del dì di festa di Leopardi».

Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 20 novembre 2021

venerdì 29 ottobre 2021

Una pubblicazione di Mario C.Cavallaro ripercorre la vicenda del "Delitto di Giarre"

 

«Il 31 ottobre un pastore giarrese, mentre faceva pascolare il proprio gregge nella “vigna del principe, nella zona Jungo” – a quel tempo lembo estremo della immediata periferia di Giarre, oggi popoloso quartiere – fu attirato da un fortissimo odore nauseabondo. Pensando provenisse dalle carcasse di alcune sue pecore smarrite giorni prima, si mise a cercarle. Poco distante, sotto una pianta di limone a ridosso di un muretto, trovò i corpi di due giovani. Erano in avanzato stato di putrefazione, distesi a terra, mano nella mano».

Il 31 ottobre è una data che a Giarre andrebbe ogni anno ufficialmente ricordata: il 31 ottobre 1980 furono, infatti, rinvenuti, senza vita, i corpi di Antonio Galatola, di 15 anni, e Giorgio Agatino, di 25 anni, due giovani omosessuali che nel contesto sociale del tempo non potevano vivere liberamente il loro orientamento sessuale. Questa tragedia suscitò un movimento di indignazione in tutta Italia che portò, due mesi dopo, alla nascita dell’Arcigay a Palermo, organizzazione poi diffusasi in tutto il Paese.

Allora come ora su questa vicenda non hanno ancora preso piena consapevolezza gli abitanti di Giarre, per questo appare molto utile il lavoro di ricostruzione della vicenda fatto da Mario Cateno Cavallaro, funzionario comunale autore di diverse pubblicazioni di storia locale. Il testo dedicato a Toni e Giorgio (che si può trovare anche nella biblioteca comunale) si intitola “1980 I fatti di Giarre Il delitto di due giovani gay”. Raccoglie gli articoli pubblicati su questa storia sui giornali dell’epoca ed ha il pregio di essere scritta da un giarrese che può raccontare l’atmosfera del periodo avendola vissuta. Nell’introduzione l’autore riporta alcuni ricordi: «La

società dell’epoca – con il suo moralismo – non gradiva che si uscisse fuori dai canoni imperanti ed imposti da secoli di perbenismo. Ma la vita vissuta non riusciva – e non riesce – a farsi ingabbiare da schemi precostituiti e consolidati. Giarre non faceva eccezione. In quel periodo in città ancora non si parlava apertamente di separazioni di sposi o di convivenze al di fuori del matrimonio. Ma c’erano. Poche, ma c’erano. Si faceva ricorso alla “fuitina” per riparare agli incidenti di percorso tra giovani fidanzati. Addirittura c’era (un caso di cui venni a conoscenza per caso) una specie di poligamia di fatto: un tizio viveva con la moglie e nella stessa casa con un’altra donna».

Nel 1980, quando ancora i giornali erano le principali fonti di informazione, la stampa dedicò vari articoli su questo duplice omicidio, un giallo che possiamo dire, dopo 31 anni, è rimasto insoluto. Come siano andate davvero le cose, chi ha veramente premuto il grilletto forse non si saprà mai. Anche all’epoca la versione del minorenne che si autoaccusò dell’omicidio non convinse.

In un articolo del Corriere della Sera del 2 novembre è però chiaro il mandante: «Giarre è spietata con gli omosessuali, li discrimina, li addita alla pubblica condanna». Ripercorrere questa vicenda può servire per riflettere sull’oggi: sono stati fatti passi avanti nella comprensione dell’altro e nella sua accettazione per quello che è, senza discriminazioni? Cavallaro ricorda che nel 1980 la parola “omosessuale” era bandita nell’uso comune «Ma gli omosessuali c’erano – scrive -. Pochi? Certo. I più coprivano la loro omosessualità in un matrimonio di facciata. E’ difficile dire se un fatto luttuoso così grave sia stato in grado di scuotere gli animi dei giarresi».

Ancora oggi è difficile dirlo.

Maria Gabriella Leonardi

Giarre, due studenti scrittori e i loro libri al salone del libro di Torino




lunedì 25 ottobre 2021

Giarre, un opuscolo ripercorre la storia della chiesa madre di Macchia, nel 50° della dedicazione

 


>Giunge al culmine il giubileo della chiesa madre di Macchia. Oggi, infatti, ricorrono i 50 anni della dedicazione. Alle 18,30 monsignor Paolo Urso, vescovo emerito di Ragusa, presiederà un solenne pontificale. Alle 19,30 seguirà il concerto Ave mundi spes della corale polifonica “Nostra Signora di Lourdes e dei Pueri Cantores, diretti dal m° Alfio Pennisi. Saranno proiettate delle foto del rito di dedicazione.

Per l’occasione dentro la chiesa, guidata da don Alfio Privitera, nella navata di San Vito è stato collocato un pannello con che riporta degli estratti della cronistoria parrocchiale, dagli scritti di mons. Giuffrida.

«La chiesa è di fine ‘700 – spiega don Alfio -. Tra fine anni ’60 e i inizi anni ’70 vi furono effettuati consistenti lavori di restauro per adeguarla alle indicazioni del Concilio Vaticano II che si era concluso nel 1965. Il rito di dedicazione si è tenuto il 24 ottobre del 1971».

Ieri è stato presentato un opuscolo realizzato dall’associazione culturale “Cento campanili” di Acireale per la collana “I percorsi della fede. Le chiese dell’antica arcipretura di Sant’Isidoro agricola di Giarre”. Presente il vicario generale monsignor Giovanni Mammino e la presidente dell’associazione Maria Rosa Licciardello. Alla chiesa madre di Macchia aveva dedicato un volume il prof. Vincenzo Di Maggio. L’opuscolo, utilissimo per i turisti ma anche per i tanti che non conoscono la storia locale, accende i riflettori sulle opere d’arte contenute nella chiesa:la tela di Maria Santissima della Provvidenza di Sebastiano Grasso risalente al 1750 circa. Lo sportello del tabernacolo realizzato, all’inizio dell’800, dall’argentiere acese Alfio Strano e raffigurante la scena dei Discepoli di Emmaus. E poi le tele dedicate al patrono San Vito, tra cui una tela sulla parete laterale della cappella, un olio su tela considerato un cimelio storico, restaurata da Giuseppe Zacco, nel 1828.

MGL

Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 24 ottobre 2021

lunedì 4 ottobre 2021

"Crocifissi", il volume postumo di Vincenzo Di Maggio che racconta i crocifissi delle chiese di Giarre e Riposto

“Crocifissi – Edifici di culto a Giarre e Riposto” è il titolo dell’ultimo libro di Vincenzo Di Maggio, pubblicato postumo a cura dell’Archeoclub d’Italia area ionico etnea. Il professore e avvocato Vincenzo Di Maggio, insigne studioso giarrese della storia e della cultura locale, è scomparso nel 2010. Introvabili ma molto ricercati da amatori i suoi saggi, tra cui “Il liberty a Giarre e a Riposto”, “Torri della Contea di Mascali”, “Sant'Alfio, la dura conquista dell'autonomia” e tanti altri ancora. Studi originali, unici che nessuno dopo la sua scomparsa ha più condotto. L’autore non riuscì a completare “Crocifissi”, ma il libro può essere considerato il suo testamento spirituale. 

I testi illustrano le riproduzioni fotografiche dei crocifissi che adornano le chiese dell’area ionico-etnea. Di Maggio fu storico appassionato del territorio ma anche un uomo profondamente religioso. Nella premessa ha definito il volume «Un inedito itinerario che, attraverso la “crocifissione”, conduce ad una riflessione sulla missione del Redentore». E ancora: «Dietro quei Crocifissi che si trovano nelle chiese c’è tutta una devozione di secoli. Gli artisti non erano altro che i traduttori privilegiati del sentimento popolare o pietas».

Di Maggio fu anche presidente onorario dell’Archeoclub area ionico etnea e l’attuale presidente, la prof.ssa Maria Rosaria Grasso, nella presentazione del libro spiega che è stata la famiglia di Di Maggio a chiedere all’associazione di occuparsi della stampa del volume. «In un periodo così complicato – scrive la presidente Grasso – le pagine di Di Maggio devono incitarci a non mollare la presa, a continuare ad operare in difesa della cultura del territorio, dell’identità, valori che segnano la distanza fra l’essere semplici abitanti di un luogo e cittadini consapevoli». Nella prefazione, la vice presidente dell’Archeoclub area ionico etnea, prof.ssa Ines Torrisi, sottolinea che Di Maggio è stato capace di alimentare il dialogo tra gli studiosi locali e di creare un collegamento con le istituzioni preposte alla tutela e allo studio del territorio e del suo patrimonio culturale.Nell’introduzione, la storica Carmela Cappa, della Soprintendenza BBCCAA di Catania ricorda quanto Di Maggio fosse convinto che le icone del sacro «Non devono soltanto essere studiate come opere d’arte, ma come testimonianze di una Fede che rende coese tutte le classi sociali dinanzi all’emozione e allo stupore che riesce a suscitare l’arte quando esprime il sacro».

Maria Gabriella Leonardi

Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 4 ottobre 2021

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