venerdì 6 ottobre 2023

Giarre, Totò Cascio, l'ex bimbo di Nuovo cinema paradiso, presenta il suo libro e la sua esperienza di vita al Teatro Rex

 


"Ora che ho perso la vista, ci vedo di più", disse il proiezionista Alfredo al piccolo Totò, in una memorabile scena di Nuovo cinema paradiso. Frase di un film che ha anticipato qualcosa che è poi accaduto nella vita vera all'interprete del piccolo Totò, l'attore Salvatore Cascio. Per anni la malattia agli occhi, la retinite pigmentosa, fu vissuta in tutta la sua drammaticità da Totò Cascio, chiusosi in sè stesso. Dopo un lungo percorso personale, Totò Cascio ha ripreso in mano la sua vita, raccontando la sua vicenda in un libro, intitolato ‘La gloria e la prova", presentato ieri al Cine teatro Rex, nel corso di una serata nata dalla sinergia tra Andrea Giuseppe Cerra, la nuova direzione del Rex, la libreria Mondadori di Giarre, in collaborazione con le associazioni ArchiDrama, Società giarrese di storia patria e cultura, Archeoclub d’Italia sezione ionico-etnea, L’Agorà, Fidapa di Giarre-Riposto, UniTre Giarre e col patrocinio del Comune. 

L'incontro è stato introdotto dal giornalista
Giovanni Finocchiaro, un innamorato di Nuovo cinema paradiso, recatosi a Palazzo Adriano per incontrare Totò, riuscendo a conoscerlo e diventarne amico.
Salvatore Cascio ha raccontato la sua esperienza e il suo riconciliarsi con la vita e la malattia. Il racconto è stato guidato dalle domande di Andrea Giuseppe Cerra che ha espresso compiacimento per il fatto che a Giarre sono operativi tre cinema e una libreria. Il direttore del Rex, Alfio Zappalà, ha letto, invece, alcuni brani del libro."Dio mi ha dato la gloria, poi mi ha dato la prova. E' nella prova che l'uomo si misura davvero ed è della prova che ti voglio parlare", scrive Cascio nel suo libro. Al pubblico Totò ha detto: "Sto girando tantissimo, non immaginavo tutto questo interesse verso il libro: può essere un incoraggiamento, lo dico con umiltà. Chiedere aiuto non è vergogna. L'uomo quando impara a chiedere coraggio diventa saggio. Non ho una ricetta, non si cambia dall'oggi al domani. L'esempio può dare nuova vita e la vita deve essere affrontata e vissuta".
Dal pubblico sono intervenute varie persone, provate pure dalla malattia ma da cui non si sono fatte sopraffare e hanno condiviso con gli altri delle belle testimonianze di vita. 
Totò Cascio ha risposto spesso con ironia, con quella stessa spontaneità e freschezza che tutti ricordiamo nel film. L'assessore Spitaleri ha consegnato una targa a Totò Cascio. Il film, nella versione integrale, senza i tagli che furono imposti a Tornatore, è stato proiettato a conclusione della serata.
Maria Gabriella Leonardi 


domenica 20 agosto 2023

Parroco di Torre scrive libro per accrescere il dialogo interreligioso, tradotto in arabo da candidato al Nobel, con prefazione di un cardinale

 

Il dialogo interreligioso può camminare anche attraverso i versi delle poesie. Lo dimostra libro di liriche "Gusto la tua luce", scritto dal parroco della comunità parrocchiale Maria Santissima del Rosario di Torre Archirafi, don Lucio Cannavò, già direttore dell'ufficio diocesano per le migrazioni. Il testo può vantare la traduzione in arabo a cura del candidato al premio Nobel per la letteratura, Hafez Haidar, arabista, scrittore e traduttore libanese naturalizzato italiano. Ma non solo: il libro vanta anche la prefazione scritta da sua Beatitudine monsignor Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme e creato da recente Cardinale da Papa Francesco.

L’intento del testo scritto da don Lucio è quello di lanciare un messaggio di pace, creare un'occasione di riflessione e un invito ad amare il Dio della concordia. “Troviamo nel testo - spiega l’autore - la traduzione in arabo, che è come un ponte, una occasione di dialogo con altre culture con cui facciamo esperienza ogni giorno. Non esiste un’umanità se esiste divisione tra i popoli”.
Il libro è già stato presentato a Torre Archirafi e si punta in futuro a presentarlo in altre località siciliane ove è particolarmente nutrita la presenza araba.“La poesia - aggiunge don Lucio - unisce e non divide i popoli. La traduzione in arabo delle opere permette a tutti di cantare le lodi e la bellezza dell’unico Dio che parla il linguaggio universale dell’amore". I proventi della vendita del libro saranno devoluti in beneficienza.
Mgl

giovedì 2 febbraio 2023

A Giarre la presentazione del libro del prof.Andò

 


L'azione dello Stato durante la pandemia spiegata da Salvo Andò. La raccolta degli articoli pubblicati sul nostro quotidiano durante la pandemia, a firma del dell'ex Ministro della Difesa, prof. Salvo Andò, è stata presentata ieri nel municipio di Giarre. Il libro, dal titolo "La paura e le regole. Potere e popolo di fronte alla pandemia", ha avuto la curatela di Vincenzo Zocco, dottorando di ricerca in Scienze della formazione. "Il prof. Andò -  spiega il direttore Antonello Piraneo - con la sua rubrica ci ha aiutato a tenere alta l'attenzione sui limiti dei poteri dello Stato, sulle decisioni impopolari che venivano adottate in una fase che non eravamo attrezzati ad affrontare". "Ho raccolto il profilo che mi è parso più interessante - dice l'autore - : capire com'è  cambiata la vita delle persone con il covid. È la cronaca di un'emergenza per come l'ho seguita tramite il giornale. Un insegnamento da trarre è che la storia non ha mai avuto allievi, si è continuato a ripetere gli stessi errori: fare dell'emergenza uno strumento di lotta politica, il potere d'eccezione come abuso. Abbiamo sempre la tendenza a ritenere l'emergenza un'opportunità per ottenere dei vantaggi. Stavolta per alcune situazioni è stato così: l'Europa è diventata solidarista, gli italiani si sono fidati di più dello Stato, il servizio sanitario ha dato prova di grande sacrificio. Insieme a questo abbiamo avuto i problemi che  lo stare chiusi comporta: c'è un aumento della criminalità giovanile impressionante, prodotta dalla condizione di reclusi in casa, dal non avere un corso di studi regolare, dal fatto che la crisi economica colpisce i giovani. La pandemia ci ha  insegnato che i rischi a carattere globale bisogna affrontarli in modo globale. L'illusione del sovranismo è uscita sconfitta". "All'inizio si pensava in maniera ottusa che il riparo del confine nazionale potesse essere un modo per ovviare a questa pandemia", aggiunge il prof. Roberto Tufano dell'Università di Catania, autore della presentazione. "Poi - continua - c'è stata la presa di coscienza; frattanto il prezzo sono stati milioni di vite umane".



Per la prima volta Salvo Andò ha presentato un suo libro nel municipio di Giarre. "È questo un ritorno di Salvo al palazzo di città - dice il sindaco Leo Cantarella -. È un libro che ci farà riflettere su come ci siamo comportati, come dovevamo fare regole o attenerci alle regole durante il covid. È un libro che nasce dal profondo di una persona che ha fatto delle regole un motivo di vita e di insegnamento".

Maria Gabriella Leonardi

Pubblicato sul quotidiano La Sicilia l'1 febbraio 2023

domenica 18 settembre 2022

Giarre, i racconti degli ospiti della casa circondariale/Icatt in un libro

Tirare fuori le emozioni dei ragazzi ospiti della Casa circondariale/ICatt di Giarre nella convinzione che lavorare sulle emozioni possa aiutarli a conoscersi di più e ad attuare degli stili comportamentali migliori. Con questo spirito due volontarie Roberta Cuscona, psicologa, e Rossana Strano, assistente sociale istruttore direttivo presso il Comune di Giarre, hanno condotto dei lavori di gruppo dentro la struttura detentiva. Il frutto del loro lavoro è raccolto in un libro dal titolo “Ricomincio da me - Storie di vita dei ristretti della Casa circondariale/ICatt di Giarre”, Algra Editore, presentato nel salone degli specchi alla presenza del sindaco Leo Cantarella, delle assessore Antonella Santonoceto e Giusi Savoca, della direttrice della casa circondariale/Icatt Milena Mormina e dinanzi a un pubblico di professionisti del settore. Presenti anche tre ragazzi che hanno partecipato ai lavori di gruppo. Un lavoro quello compiuto da Cuscona e Strano definito affascinante da Raffaela Giordani, esperta in programmazione e gestione delle politiche dei servizi sociali. “Le volontarie hanno scoperto delle fragilità ma anche dei punti di forza che ciascuno di noi ha - ha detto la direttrice Mormina - La nostra mission è fare in modo che la permanenza dentro l’istituto sia una parentesi. Ciascun racconto del libro suscita tante emozioni”. La direttrice ha evidenziato che erano anche tre “ex ospiti”, a testimonianza di un sentimento positivo dell'esperienza vissuta che è rimasta in loro. L’Icatt di Giarre si distingue per la capacità di rieducazione: e a dirlo è in un messaggio il dott, Meli, magistrato di sorveglianza che ha approvato la presenza dei ragazzi all’incontro. La psicologa dell’Icatt Irene Fiori ha sottolineato quanto il lavoro di gruppo sia una grande risorsa per aiutare i detenuti a mettersi in discussione. “Volevamo provare a dare voce alla sofferenza di questi ragazzi che spesso camminano nel vuoto e per questo si perdono - ha detto Roberta Cuscona - Non sapevamo se avrebbero collaborato. Invece, hanno lavorato in modo attivo e hanno deciso di scrivere le loro emozioni”. “Tutto è successo durante la pandemia, non hanno più potuto vedere i familiari e solo noi eravamo loro punto di riferimento”. ha aggiunto Rossana Strano. Il 29 settembre sarà siglato un protocollo tra il Comune, l’Icatt e l’Ufficio distrettuale esecuzione penale esterna per creare uno sportello di inclusione per soggetti sottoposti a esecuzione penale, al fine di promuoverne l’inclusione sociale.

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Maria Gabriella Leonardi

 

sabato 27 novembre 2021

Giarre, due studenti scrittori, i loro libri presentati al salone del libro di Torino

 

Due studenti giarresi scrittori, Andrea Mille e Marianna Romeo, sono stati i protagonisti dell’incontro promosso dalla Società giarrese di Storia patria e cultura “La scuola a Giarre: la scrittura come creatività” tenutosi nel Liceo Leonardo. Andrea Mille, dell’Iti Enrico Fermi, ha scritto il fantasy “Epic Wars. La Caduta Di Caos” mentre Marianna Romeo, del Leonardo è autrice di “Posso andare in bagno?”. Entrambi i libri, per una coincidenza, sono stati presentati alla recente edizione del salone del libro di Torino. «Crediamo nei giovani colti che hanno voglia di andare avanti e che sono anche l’espressione del lavoro che viene fatto nella scuola giarrese», spiega il vice presidente della Società giarrese di storia patria e cultura, Carmelo Torrisi. Il presidente dell’associazione, Nicolò Mineo, ha nominato i due studenti soci junior del sodalizio culturale. «Speriamo – aggiunge Torrisi – che sia il primo nucleo di giovani a cui passare il testimone». Il profilo di Andrea Mille è stato tracciato da tre sue docenti: Patrizia Selgi e Maria Rita Sorrentino del III istituto comprensivo, guidato da Rossana Maletta, e Annamaria Zappulla del Fermi. Mentre la docente del Leonardo, Gabriella Gullotta ha presentato Marianna Romeo, intervistata dalla direttrice della biblioteca comunale Teresa Sciacca. Apprezzamenti sono stati espressi dal sindaco Leo Cantarella. «Nell’intento di valorizzare il grande lavoro che la scuola giarrese svolge ho accolto la proposta di un incontro condiviso dedicato ai due studenti», dice la dirigente del Leonardo, Tiziana D’Anna. «Questa esperienza testimonia il livello dei ragazzi che scelgono queste scuole» aggiunge il dirigente del Fermi, Gaetano Ginardi. Il presidente Mineo ha augurato ai ragazzi di proseguire il percorso, da ricominciare dopo una pausa di riflessione.

Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 27 novembre 2021

sabato 20 novembre 2021

Posso andare in bagno?" il romanzo di una studentessa del Liceo Leonardo di Giarre

 

Tra i banchi del Liceo Leonardo di Giarre è nata l’ispirazione per il romanzo della studentessa Marianna Romeo dal titolo “Posso andare in bagno?” sottotitolo “Storia di una sedicenne a tre quarti in un anno a metà”, pubblicato dalla Noctua Book. Il romanzo è scritto in forma di diario ed è ambientato nell'anno della pandemia. L'attualità si mescola alle vicende adolescenziali e personali di Serena, 16enne presa tra scuola e amicizie, professori e primi amori, lezioni di matematica e disturbi alimentari, genitori e dad, primi approcci consapevoli alla vita e alla morte di persone care.


«Tra 10, 20, 30 anni – spiega Marianna - ci sono istanti che non voglio dimenticare. La malattia e gli insegnamenti dei miei nonni, i proverbi e i loro modi di dire; le vite dei miei compagni, e le esperienze che stiamo vivendo insieme; i professori. I professori. Giuro, ho incontrato insegnanti che, dopo ore di sfuriate e cattivi voti, escono dall'aula col dispiacere negli occhi, dicendo che, nonostante tutto, ci vogliono bene».  

«Per me – commenta Tiziana D’Anna, dirigente del Leonardo - è stato sorprendente scoprire che Marianna, per quanto immersa nella tempesta dell’adolescenza e poi travolta come tutti dall’era covid, sia riuscita a scrivere un libro in cui oltre a raccontare le quotidiane avventure di un adolescente, tra scuola, amici, amori e tragedie familiari, racconta anche della vita ai tempi del covid, almeno nell’ultima parte della storia. Insomma, questa ragazza ha mantenuto una straordinaria lucidità, pur avendo 16 anni. E pur avendo 16 anni, o poco più, quando scrive mette in prosa una certa stoffa di pensieri e riscrive inconsapevolmente La sera del dì di festa di Leopardi».

Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 20 novembre 2021

venerdì 29 ottobre 2021

Una pubblicazione di Mario C.Cavallaro ripercorre la vicenda del "Delitto di Giarre"

 

«Il 31 ottobre un pastore giarrese, mentre faceva pascolare il proprio gregge nella “vigna del principe, nella zona Jungo” – a quel tempo lembo estremo della immediata periferia di Giarre, oggi popoloso quartiere – fu attirato da un fortissimo odore nauseabondo. Pensando provenisse dalle carcasse di alcune sue pecore smarrite giorni prima, si mise a cercarle. Poco distante, sotto una pianta di limone a ridosso di un muretto, trovò i corpi di due giovani. Erano in avanzato stato di putrefazione, distesi a terra, mano nella mano».

Il 31 ottobre è una data che a Giarre andrebbe ogni anno ufficialmente ricordata: il 31 ottobre 1980 furono, infatti, rinvenuti, senza vita, i corpi di Antonio Galatola, di 15 anni, e Giorgio Agatino, di 25 anni, due giovani omosessuali che nel contesto sociale del tempo non potevano vivere liberamente il loro orientamento sessuale. Questa tragedia suscitò un movimento di indignazione in tutta Italia che portò, due mesi dopo, alla nascita dell’Arcigay a Palermo, organizzazione poi diffusasi in tutto il Paese.

Allora come ora su questa vicenda non hanno ancora preso piena consapevolezza gli abitanti di Giarre, per questo appare molto utile il lavoro di ricostruzione della vicenda fatto da Mario Cateno Cavallaro, funzionario comunale autore di diverse pubblicazioni di storia locale. Il testo dedicato a Toni e Giorgio (che si può trovare anche nella biblioteca comunale) si intitola “1980 I fatti di Giarre Il delitto di due giovani gay”. Raccoglie gli articoli pubblicati su questa storia sui giornali dell’epoca ed ha il pregio di essere scritta da un giarrese che può raccontare l’atmosfera del periodo avendola vissuta. Nell’introduzione l’autore riporta alcuni ricordi: «La

società dell’epoca – con il suo moralismo – non gradiva che si uscisse fuori dai canoni imperanti ed imposti da secoli di perbenismo. Ma la vita vissuta non riusciva – e non riesce – a farsi ingabbiare da schemi precostituiti e consolidati. Giarre non faceva eccezione. In quel periodo in città ancora non si parlava apertamente di separazioni di sposi o di convivenze al di fuori del matrimonio. Ma c’erano. Poche, ma c’erano. Si faceva ricorso alla “fuitina” per riparare agli incidenti di percorso tra giovani fidanzati. Addirittura c’era (un caso di cui venni a conoscenza per caso) una specie di poligamia di fatto: un tizio viveva con la moglie e nella stessa casa con un’altra donna».

Nel 1980, quando ancora i giornali erano le principali fonti di informazione, la stampa dedicò vari articoli su questo duplice omicidio, un giallo che possiamo dire, dopo 31 anni, è rimasto insoluto. Come siano andate davvero le cose, chi ha veramente premuto il grilletto forse non si saprà mai. Anche all’epoca la versione del minorenne che si autoaccusò dell’omicidio non convinse.

In un articolo del Corriere della Sera del 2 novembre è però chiaro il mandante: «Giarre è spietata con gli omosessuali, li discrimina, li addita alla pubblica condanna». Ripercorrere questa vicenda può servire per riflettere sull’oggi: sono stati fatti passi avanti nella comprensione dell’altro e nella sua accettazione per quello che è, senza discriminazioni? Cavallaro ricorda che nel 1980 la parola “omosessuale” era bandita nell’uso comune «Ma gli omosessuali c’erano – scrive -. Pochi? Certo. I più coprivano la loro omosessualità in un matrimonio di facciata. E’ difficile dire se un fatto luttuoso così grave sia stato in grado di scuotere gli animi dei giarresi».

Ancora oggi è difficile dirlo.

Maria Gabriella Leonardi

Giarre, due studenti scrittori e i loro libri al salone del libro di Torino




lunedì 25 ottobre 2021

Giarre, un opuscolo ripercorre la storia della chiesa madre di Macchia, nel 50° della dedicazione

 


>Giunge al culmine il giubileo della chiesa madre di Macchia. Oggi, infatti, ricorrono i 50 anni della dedicazione. Alle 18,30 monsignor Paolo Urso, vescovo emerito di Ragusa, presiederà un solenne pontificale. Alle 19,30 seguirà il concerto Ave mundi spes della corale polifonica “Nostra Signora di Lourdes e dei Pueri Cantores, diretti dal m° Alfio Pennisi. Saranno proiettate delle foto del rito di dedicazione.

Per l’occasione dentro la chiesa, guidata da don Alfio Privitera, nella navata di San Vito è stato collocato un pannello con che riporta degli estratti della cronistoria parrocchiale, dagli scritti di mons. Giuffrida.

«La chiesa è di fine ‘700 – spiega don Alfio -. Tra fine anni ’60 e i inizi anni ’70 vi furono effettuati consistenti lavori di restauro per adeguarla alle indicazioni del Concilio Vaticano II che si era concluso nel 1965. Il rito di dedicazione si è tenuto il 24 ottobre del 1971».

Ieri è stato presentato un opuscolo realizzato dall’associazione culturale “Cento campanili” di Acireale per la collana “I percorsi della fede. Le chiese dell’antica arcipretura di Sant’Isidoro agricola di Giarre”. Presente il vicario generale monsignor Giovanni Mammino e la presidente dell’associazione Maria Rosa Licciardello. Alla chiesa madre di Macchia aveva dedicato un volume il prof. Vincenzo Di Maggio. L’opuscolo, utilissimo per i turisti ma anche per i tanti che non conoscono la storia locale, accende i riflettori sulle opere d’arte contenute nella chiesa:la tela di Maria Santissima della Provvidenza di Sebastiano Grasso risalente al 1750 circa. Lo sportello del tabernacolo realizzato, all’inizio dell’800, dall’argentiere acese Alfio Strano e raffigurante la scena dei Discepoli di Emmaus. E poi le tele dedicate al patrono San Vito, tra cui una tela sulla parete laterale della cappella, un olio su tela considerato un cimelio storico, restaurata da Giuseppe Zacco, nel 1828.

MGL

Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 24 ottobre 2021

lunedì 4 ottobre 2021

"Crocifissi", il volume postumo di Vincenzo Di Maggio che racconta i crocifissi delle chiese di Giarre e Riposto

“Crocifissi – Edifici di culto a Giarre e Riposto” è il titolo dell’ultimo libro di Vincenzo Di Maggio, pubblicato postumo a cura dell’Archeoclub d’Italia area ionico etnea. Il professore e avvocato Vincenzo Di Maggio, insigne studioso giarrese della storia e della cultura locale, è scomparso nel 2010. Introvabili ma molto ricercati da amatori i suoi saggi, tra cui “Il liberty a Giarre e a Riposto”, “Torri della Contea di Mascali”, “Sant'Alfio, la dura conquista dell'autonomia” e tanti altri ancora. Studi originali, unici che nessuno dopo la sua scomparsa ha più condotto. L’autore non riuscì a completare “Crocifissi”, ma il libro può essere considerato il suo testamento spirituale. 

I testi illustrano le riproduzioni fotografiche dei crocifissi che adornano le chiese dell’area ionico-etnea. Di Maggio fu storico appassionato del territorio ma anche un uomo profondamente religioso. Nella premessa ha definito il volume «Un inedito itinerario che, attraverso la “crocifissione”, conduce ad una riflessione sulla missione del Redentore». E ancora: «Dietro quei Crocifissi che si trovano nelle chiese c’è tutta una devozione di secoli. Gli artisti non erano altro che i traduttori privilegiati del sentimento popolare o pietas».

Di Maggio fu anche presidente onorario dell’Archeoclub area ionico etnea e l’attuale presidente, la prof.ssa Maria Rosaria Grasso, nella presentazione del libro spiega che è stata la famiglia di Di Maggio a chiedere all’associazione di occuparsi della stampa del volume. «In un periodo così complicato – scrive la presidente Grasso – le pagine di Di Maggio devono incitarci a non mollare la presa, a continuare ad operare in difesa della cultura del territorio, dell’identità, valori che segnano la distanza fra l’essere semplici abitanti di un luogo e cittadini consapevoli». Nella prefazione, la vice presidente dell’Archeoclub area ionico etnea, prof.ssa Ines Torrisi, sottolinea che Di Maggio è stato capace di alimentare il dialogo tra gli studiosi locali e di creare un collegamento con le istituzioni preposte alla tutela e allo studio del territorio e del suo patrimonio culturale.Nell’introduzione, la storica Carmela Cappa, della Soprintendenza BBCCAA di Catania ricorda quanto Di Maggio fosse convinto che le icone del sacro «Non devono soltanto essere studiate come opere d’arte, ma come testimonianze di una Fede che rende coese tutte le classi sociali dinanzi all’emozione e allo stupore che riesce a suscitare l’arte quando esprime il sacro».

Maria Gabriella Leonardi

Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 4 ottobre 2021

giovedì 10 giugno 2021

“C’era una volta in Sicilia – fatti e misfatti tra lepieghe della storia”, l'opera prima di Enzo Di Maria

Cinque racconti ambientati in momenti storici diversi ma sempre in Sicilia. Storia, leggenda e romanzo intrecciati per raccontare di uomini ma soprattutto di donne che lottano, con forza, contro il loro destino, in contesti in cui il bene ed il male si tessono e spesso si confondono. E’ questo il libro “C’era una volta in Sicilia – fatti e misfatti tra le pieghe della storia”, Algra editore, opera prima di Enzo Di Maria, giarrese, classe 1968, laureato in economia e commercio, impiegato amministrativo presso una multinazionale.

I suoi sono racconti amari, ambientati nel periodo storico che va dall’anno mille al 1600, tra le migliaia che possono trovare tra le pieghe della storia della nostra terra, in cui la bellezza dello scenario fa spesso da contraltare alle nefandezze umane.

«Trovate – spiega l’autore-  personaggi storici, personaggi reali, personaggi leggendari e soprattutto personaggi nati dal mio romanzo. Le storie sono vere o verosimili, sta al lettore capire cosa c’è di storia, cosa  di leggenda e cosa di romanzo».

Di Maria da sempre è stato appassionato della IX arte, il fumetto, ma anche di cinema e di storia e ha contribuito alla creazione del gruppo dei Bonelliani  Siculi di cui rappresenta uno degli elementi attivi dell’attuale direttivo. Non a caso, quindi, l’opera è arricchita dal lavoro di sei importanti illustratori italiani. Val Romeo, disegnatrice messinese, ha realizzato il personaggio della copertina, la Virago di Entella, Jasmin, storia narrata nel terzo episodio. Maurizio Di Vincenzo ha realizzato una illustrazione per il primo capitolo. Emanuele Gizzi ha disegnato il fantasma del castello di Caccamo. Un’altra illustrazione è stata realizzata da Edym, Ediberto Messina, disegnatore specializzato nel disegno medievale. Ignazio Piacenti ha rappresentato una protagonista dei racconti: Macalda di Scaletta Zanclea. Ivano Codina ha rappresentato una scena di tortura mentre Luigi Siniscalchi ha realizzato invece l’immagine dell’autore nella biografia.

Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 10 giugno 2021

domenica 21 marzo 2021

"La medaglietta ritrovata" omaggio al glorioso passato di Catania

Il ritrovamento di una medaglietta ricordo dell’Esposizione agricola siciliana, che nel 1907 si tenne a Catania, è lo spunto da cui parte Alfredo Sorbello, ingegnere informatico, classe 1980, giarrese, per scrivere il suo romanzo storico “La medaglietta ritrovata”, pubblicato da Edizioni Akkuaria. Il ritrovamento della medaglietta, in tempi recenti, tra i binari della stazione di Catania, è realmente accaduto. Il resto è frutto della curiosità e creatività dell’autore che per anni ha ricostruito la Catania degli inizi del ‘900 e su questo sfondo ha immaginato la vita di personaggi realmente vissuti e personaggi immaginari.La ricostruzione storica è accurata e minuziosa e nel libro si intrecciano fatti accaduti e racconti inventati.

«Siamo nell’anno 1907, nell’epoca in cui Catania con garbo pavoneggiava i decori dei suoi splendidi palazzi nobiliari, dei suoi monumenti, dei teatri, delle arene, dei circoli culturali e altera di rispecchiava nell’eleganza di uomini che andavano a spazzo con i cilindri in testa e agitavano lievemente i bastoni in mano», spiega il preambolo. Il 19 marzo di quell’anno, festa di San Giuseppe, al Circolo unione, dove si incontrano i notabili della città, vi è fermento e attesa. La città da qualche anno prepara una grande esposizione e finalmente l’opera è a buon punto. Sulle lave asmundo spianate sorge un grande edificio. Una delegazione di politici, capeggiata dal sindaco, si è recata a Roma per invitare il re ad inaugurare l’evento. Le tempistiche dettate dalla visita reale mettono in subbuglio Catania: c’è solo un mese per preparare tutto, incluso un edificio alto trenta metri dove si terrà l’inaugurazione. Mentre ci si prepara alla venuta del sovrano, elementi di una società segreta in rotta di collisione con i propri vertici mirano a cogliere l’occasione per risvegliare gli echi mai sopiti degli ideali repubblicani dei seguaci di Giuseppe Mazzini.Il piano di un attentato finisce per coinvolgere alcuni personaggi che, sedimentati nelle loro monotone vite, finiscono per essere travolti dagli eventi. La trama s’infittisce e, in una carrellata di racconti appassionanti, dipinge la vita di grandi personaggi storici, presentandoli al lettore nella loro umanità. Mentre si completano gli edifici in arte nuova dell’esposizione, risorgono con essi Verga, Capuana, De Roberto, Martoglio, Rapisardi e tutti i grandi che hanno dato lustro a Catania, in quel momento felice in cui sono tutti, contemporaneamente, in vita.


L’intento dell’autore è quello di far riscoprire a Catania il lustro della propria storia per tramandare questo glorioso passato. Nell’ultima parte del volume si trova una ricca appendice di immagini e notizie storiche. Il libro è arricchito delle illustrazioni della pittrice catanese Anastasia Guardo. 

Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 21 marzo 2021

 

giovedì 28 gennaio 2021

Giarre, nel libro "Lui era mio padre", la storia dimenticata degli Internati militari italiani

«Questa che sto per scrivere è una storia che non avrei voluto mai conoscere né far conoscere, ma che ha colpito migliaia di essere umani e tra questi le persone a me più care e vicine: mio padre, mia madre e mio marito». Esordisce così Carmela Russo nel suo libro "Lui era mio padre", viaggio tra memorie e vicende familiari in cui ricostruisce la storia di suo padre, Salvatore Russo, originario di Castiglione di Sicilia, un Imi, Italienish Militàr-Internierte (Internati militari italiani), definizione voluta da Hitler per sottrarre i militari italiani alla tutela della Convenzione di Ginevra. «Mio padre – scrive Russo – dopo aver partecipato all’occupazione dell’Albania, ha combattuto in Grecia dove, catturato dai tedeschi, dopo l’8 settembre 1943, viene fatto prigioniero, discriminato ed etichettato come traditore, schiavizzato da Hitler e, al suo rientro, dimenticato dalla Patria, così come i suoi compagni di guerra. Una storia di cui la memoria è rimasta volutamente nel buio per diversi decenni».

venerdì 4 dicembre 2020

Giarre, a un anno dalla sepoltura privilegiata dentro la chiesa, la comunità del Carmine dedica un libro a padre Ambrogio

 

 A un anno dalla traslazione della salma di padre Ambrogio Pepe nella sua chiesa San Francesco d’Assisi al Carmine la comunità parrocchiale, guidata da padre Diego Sorbello, onora l’anniversario mantenendo gli impegni presi un anno fa: costruire in India, in memoria di padre Ambrogio, delle sale per malate di mente e pubblicare la biografia di padre Ambrogio. Per realizzare le sale, la comunità ha già inviato 27mila euro in India e ulteriori 10mila euro saranno inviate a breve. Oggi, domani e dopodomani, alla fine delle messe, ai presenti sarà distribuito un volume sulla vita di padre Ambrogio, scritto dal prof. Luigi Frudà e impaginato dall’arch.Francesco Patanè. Stasera, inoltre, sarà inaugurata la nuova illuminazione delle cappelle della Madonna e di San Francesco, ideata dall’arch. Caterina Piro. Il volume su padre Ambrogio ripercorre la storia della chiesa del Carmine e di Giarre, dal 1800 sino al periodo in cui fu guidata da padre Ambrogio. Gli anni più difficili furono quelli della seconda guerra mondiale. Nel 1942 a Giarre e a Riposto erano presenti consistenti forze militari e i due comuni erano obiettivi. Finita la guerra la popolazione era stremata. Padre Ambrogio fu in prima linea per soccorrere tutti.

Scriveva ai benefattori: «Non pochi ammalati mancano delle necessarie cure e medicine, innumerevoli fanciulli scalzi non sufficientemente vestiti, sono abbandonati sulla strada, privi d’istruzione e di nozioni religiose. Sovvenire a tali bisogni è un atto di umana solidarietà, un sacro dovere sociale soprattutto un comandamento di Dio». Per il suo impegno, nel 1962, il Consiglio comunale gli conferì la cittadinanza onoraria, annoverandolo tra i suoi figli migliori.


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Maria Gabriella Leonardi
Pubblicato sul quotidiano La Sicilia il 4 dicembre 2020

sabato 3 dicembre 2011

Presentato il volume su Biagio Andò, sindaco del popolo

 «Biagio Andò il sindaco del popolo» è il titolo del volume che raccoglie gli atti del convegno tenutosi a Giarre lo scorso 6 giugno, a 50 anni dalla morte dell’illustre politico giarrese. Ieri il volume è stato presentato nel salone degli specchi in un incontro organizzato dall’assessorato alla cultura e dalla Società giarrese di storia patria. «Questa iniziativa – ha spiegato il preside Girolamo Barletta, presidente della Società di storia patria – completa il ricordo che Giarre doverosamente ha tributato al primo sindaco del dopoguerra, deputato della Repubblica per due legislature». «Quando il 6 giugno scorso si è tenuto l’importante convegno dedicato a Biagio Andò – ha aggiunto il sindaco Teresa Sodano – è stato auspicata la pubblicazione degli atti. Questo volume è quindi un importante risultato e anche una testimonianza che va ad arricchire la storia locale». «E’ importante - ha concluso il vice-sindaco e assessore alla cultura Leo Cantarella - ricordare un personaggio come Andò, esempio per la collettività e per i giovani. Il senso delle istituzioni era il suo pane quotidiano, e questo è particolarmente significativo in un momento come questo di crisi delle istituzioni». Il libro è stato distribuito dietro una libera offerta devoluta per la realizzazione della porta di bronzo della chiesa madre. «Andò – spiega il preside Barletta- non era credente ma era rispettoso della fede. Durante la sua sindacatura il Consiglio comunale da lui presieduto dedicava una somma per il quaresimalista. Inoltre Andò contribuì per la sepoltura di don Tommaso Leonardi dentro la chiesa madre».

Maria Gabriella Leonardi
3 dicembre 2011

Giarre, Totò Cascio, l'ex bimbo di Nuovo cinema paradiso, presenta il suo libro e la sua esperienza di vita al Teatro Rex

  "Ora che ho perso la vista, ci vedo di più", disse il proiezionista Alfredo al piccolo Totò, in una memorabile scena di Nuov...